Nelle moderne declinazioni del libero mercato, una crescente centralità è riservata dagli attori economici al termine “responsabilità”. Un termine che viene dal latino e che significa rispondere. Essere responsabili significa sostanzialmente rispondere delle proprie azioni davanti alle generazioni presenti e future, e all’ambiente che le ospita.
Molto brevemente, tentando una definizione personale, la Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) rappresenta quell’insieme di pratiche gestionali, strategiche e comunicative, sposate discrezionalmente dalle imprese, volte a garantire una maggiore sostenibilità sociale e ambientale del proprio business da un lato, ed una sua maggiore profittabilità sul lungo termine dall’altro.
Dietro l’idea di Responsabilità Sociale d’Impresa c’è una potente visione olistica che studia l’impresa come il centro di una relazione tra molti attori, i cosiddetti “stakeholders”, rappresentati da clienti, dipendenti, fornitori, azionisti, istituzioni, media e opinione pubblica. L’impresa è vista come parte integrante dell’ambiente che condivide con gli altri attori, cui riconosce il merito del proprio successo impegnandosi in un agire etico nei confronti di tutti gli stakeholders e di quell’ambiente condiviso, il pianeta terra. L’impresa che riesce a conquistare la fiducia dei suoi stakeholders può far leva sulle buone relazioni instaurate con essi per creare ricchezza, per se stessa e per l’ambiente (per una trattazione dell’argomento RSI, si veda per esempio L. Mariano, Responsabilità etica ed impegno sociale nei valori d’impresa, Liguori Editore, Napoli 2005).
Numerose ricerche evidenziano una consistente attenzione dei consumatori nei confronti dell’agire aziendale, con una netta propensione a premiare le imprese socialmente responsabili (a patto che ne vengano percepite come reali le buone intenzioni), finanche con la loro scelta d’acquisto.
Una per tutte, la ricerca ISPO (Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione) del 2003, dopo aver evidenziato l’importanza delle politiche sociali nella decisione d’acquisto dei consumatori (risultata incidere “abbastanza” o “molto” sul 50,9% del campione), ha registrato la “Frequenza di mancato acquisto di beni e/o servizi di aziende socialmente criticabili” con un risultato del 43,3% degli intervistati che dichiarano di aver punito le imprese criticabili qualche volta (il 34,1%) o spesso (il 9,2%).
L’aumento del volume di vendite, la fidelizzazione dei clienti, l’apprezzamento di azionisti e investitori, il plauso dell’opinione pubblica e il nulla osta delle istituzioni sono i vantaggi principali che derivano da un comportamento etico proattivo da parte dell’impresa.
L’impegno nella RSI consiste innanzitutto nell’adesione a standard di buone pratiche, ispirate ai diritti e ai valori umani, che guidano l’azienda nel suo governo, nella sua organizzazione e nelle sue strategie. L’impresa che si dichiara socialmente responsabile si impegna altresì formalmente al rispetto delle norme locali e dell’ambiente, ad una trasparenza finanziaria e a rapporti corretti con clienti, fornitori e dipendenti.
Oltre a procedure gestionali adeguate, l’adesione alla RSI richiede l’adozione di sistemi di misurazione ad hoc, un’intensa attività di relazioni e monitoraggio, la redazione di documenti di rendicontazione (un bilancio sociale e un bilancio ambientale) e l’adozione di un proprio codice etico che espliciti i principi che guidano l’impresa nel suo operato. Sono queste le armi “di ritorno” (degli investimenti) della RSI: i documenti che pubblicamente dichiarano e attestano il proprio impegno sociale. Il processo di comunicazione riveste un ruolo essenziale nelle pratiche di RSI, consentendo di formalizzare e trasmettere gli impegni presi in tale direzione, ma soprattutto di lavorare sull’immagine dell’impresa in modo non commerciale, come invece avviene con uno spot pubblicitario, migliorando i cosiddetti “intangibles” (vantaggi competitivi non direttamente quantificabili in denaro, come la reputazione presso l’opinione pubblica).
Al di là della specificità dei casi che seguono e del fine ultimo di questo lavoro, quello di far riflettere sulla relatività dell’accezione del termine “responsabilità” , ciò che è innegabile è che grazie alla condivisione delle pratiche di responsabilità sociale si è gradualmente pervenuti ad un livellamento verso l’alto degli standard adottati dalle imprese, risultato che rappresenta un universale progresso culturale ed umano.